La Storia

La pianta dell’olivo ha origini antichissime. Circa 6000/7000 anni fa, la coltivazione dell’olivo ebbe origine sulle coste della Siria e della Palestina. 

Gli agricoltori compresero subito che dal frutto dell’olivo si poteva ricavare un liquido untuoso dal sapore gradevole, che aveva delle proprietà benefiche sulla pelle e che bruciava facilmente.

Impararono anche ad addomesticare le varietà di olivo selvatiche ed iniziarono a selezionarne le varietà.

La coltivazione dell’olivo si estese, successivamente, nell’isola di Creta, poi in Egitto, intorno al 1300 a.C..

Gli egizi consideravano l’olivo “Dono degli Dei”. Infatti, usavano corone di olivo come ornamento dei re nelle tombe e l’olio di oliva per ungere i corpi da mummificare.

In seguito, tra il IV e l’VIII secolo a.C., la coltivazione dell’olivo si diffuse in Grecia e nelle isole greche.

L’olivo divenne, insieme alla vite, la coltivazione più importante della Grecia tant’è che i governi delle Polis promulgarono delle leggi a tutela di questo patrimonio agricolo.

 

Nella costituzione degli ateniesi, Aristotele aveva scritto: 

 

“ Se qualcuno avrà sradicato o abbattuto un ulivo, sia di proprietà dello Stato sia di proprietà privata sarà giudicato dal tribunale, e se sarà riconosciuto colpevole, verrà punito con la pena di morte”.

 

Furono principalmente i coloni fenici, grazie ai loro traffici commerciali marittimi a diffondere la conoscenza e la coltivazione dell’olivo su tutte le coste del Sud Europa e dell’Africa.

In Italia l’olivo fu diffuso dai Fenici in Sicilia e dai Greci nella Magna Grecia.

Durante il periodo dell’Impero Romano, la coltivazione dell’olivo si estese a tutto il bacino del Mediterraneo e l’olio d’oliva divenne un prodotto di primaria importanza negli scambi commerciali dell’epoca.

I Romani potenziarono e ampliarono la coltivazione dell’olivo nei territori conquistati, dove le condizioni climatiche e pedologiche lo consentivano. Ordinarono, anche, che il pagamento dei tributi avvenisse con olio di oliva.

In quel periodo, intensificarono gli studi sulla buona coltivazione dell’olivo, uomini illustri dell’epoca come Columella, Catone, Plinio, Strabone, Varro.

Varro invitava, per esempio, a raccogliere le olive a mano dall’albero per non danneggiare i frutti.

Plinio rilevava come la bacchiatura danneggiava l’albero.

Columella descriveva i diversi sistemi di estrazione dell’olio.

Al periodo romano risale anche la prima classificazione delle olive. Ne esistevano già molte varietà: Posia, Licinia, Sergia, Nevia, Colminia, Orce,  Regia, Radio, Mirtea

I Romani divennero presto intenditori di olio e stabilirono una classificazione dello stesso secondo la qualità delle olive, del grado di maturazione, etc.

Si aveva, quindi:

1. Oleum ex Albis Ulivis, L’olio ricavato dalla spremitura di olive verdi;

2. Olive Viride, L’olio ottenuto da olive un po’ più mature;

3. Oleum Maturum, L’olio ricavato da olive mature;

4. Oleum Caducum, L’olio proveniente da olive cadute a terra;

5. Oleum Cibarium, L’olio ottenuto con olive quasi passite. Questo olio era destinato all’alimentazione degli schiavi.

Nacque, inoltre, a Roma “L’Arca Olearia”, una borsa merci dell’olio, dove commercianti ed importatori trattavano i prezzi e la quantità di olio proveniente dall’Impero. Dopo la caduta dell’Impero Romano, anche l’olivicoltura ebbe un tracollo. Nel Medioevo la crisi si accentuò notevolmente tanto da far quasi scomparire la coltivazione dell’olivo.

Con l’avvento del rinascimento si ebbe una ripresa. Rifiorì il commercio dell’olio ad opera di navigatori veneziani, mentre i monaci Basiliani e Cistercensi trasformavano in uliveti le zone boscose, anche, attraverso l’innesto degli oleastri.

La coltivazione dell’olivo ebbe una costante ripresa nel Mediterraneo e una nuova espansione nel resto del mondo. Oggi la coltivazione dell’olivo è diffusa in tutto il Pianeta.

L’area di maggiore importanza per la produzione di olive e di olio, tuttavia, rimane il bacino del mediterraneo. I Paesi maggiori produttori di olive nel mondo sono:

Spagna, Italia, Grecia, Tunisia, Siria,Turchia Seguono poi: Marocco, Portogallo e Algeria.

Produzioni minori si hanno anche in: Cipro, Israele, Giordania, Palestina, Libano, Libia, Argentina, Cile, Stati Uniti, Australia, Sud Africa, Francia.

Si è calcolato che, nel mondo, la coltivazione dell’olivo interessa una superficie di circa 10 milioni di ettari. Sono coltivati 800 milioni di piante di olivo. Si producono 7.900.000 tonnellate di olive (7.200.000 da olio – 700.000 da mensa).

La produzione mondiale di olio è di circa 2.210.000 tonnellate.

Nell’Unione Europea, i maggiori produttori sono:

SPAGNA: 2 milioni di ettari coltivati ad olivi, 165 milioni di piante, 500 mila olivicoltori, 1.014 mila tonnellate di olio

ITALIA: 1 milione e 100 mila ettari coltivati, 128 milioni di piante, 800 mila olivicoltori, 610 mila tonnellate di olio

GRECIA: 900 mila ettari coltivati, 130 milioni di piante, 680 mila olivicoltori, 400 mila tonnellate di olio

PORTOGALLO: 650 mila ettari coltivati, 30 milioni di piante, 65 mila olivicoltori, 36 mila tonnellate di olio

In Italia l’olivicoltura ha assunto un’importanza particolare, nel corso dei secoli ha conosciuto profonde modificazioni: sono cambiati i sistemi di impianto e di potatura; sono stati sostituiti gli impianti poco produttivi; si è meccanizzata la coltivazione e la raccolta; sono stati introdotte nuove tecniche di spremitura ed estrazione dell’olio. Tutto ciò ha determinato una forte crescita quantitativa e qualitativa dell’olivicoltura e dell’olio d’oliva.

La coltivazione dell’olivo si estese, dapprima in tutto il centro-sud e, successivamente, in quasi tutte le regioni italiane.

 Le regioni dove la coltura dell’olivo è predominante sono:

1. Puglia

2.Calabria

3. Sicilia

4. Toscana

5. Lazio 

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