21 Marzo 2016
Comunicato stampa
L’ANPA – LiberiAgricoltori e la Confcoltivatori chiedono l’immediato intervento del Governo nazionale per affrontare il problema del pascolamento conto terzi. Pertanto, Fanno appello ai parlamentari calabresi e al Presidente della Regione, On. Mario Oliverio, affinché si adoperino in tal senso.
Forse non tutti sanno che l’Italia ha già perso la “modica” cifra di 26 milioni di euro di fondi europei destinati alla PAC per l’anno 2014, a causa del problema “pascolamento conto terzi”. Se non s’interviene, con la massima tempestività, nei prossimi cinque anni, si perderanno altri 130 milioni di euro. In sintesi, il pascolamento a favore di terzi, era utilizzato in tutta Italia e permesso anche dal modulo di richiesta della domanda Unica. In pratica, sulle superfici dichiarate a pascolo magro, era possibile il pascolamento sia con bestiame di proprietà sia con bestiame di proprietà di terzi. Il problema è sorto perché, alcuni allevatori veneti, approfittando della normativa in vigore, prendevano in affitto alpeggi d’alta quota in Abruzzo per aumentare virtualmente la superficie agricola. In poche parole società di allevatori, messe in piedi solo per accaparrarsi i famigerati “pascoli fantasma”, speculavano al fine di riscuotere i premi PAC. A seguito di continue denunce e per colpa di pochi disonesti, nel 2013, Agea emette una circolare con la quale ammette solo il “pascolamento diretto”. Il Tar Lazio, a seguito di diversi ricorsi presentati dagli agricoltori che si erano semplicemente attenuti all’applicazione della normativa, per la campagna 2014, sospende l’efficacia della succitata circolare. Il 19 gennaio 2015, però, lo stesso Tar entra nel merito, rigetta il ricorso e restituisce validità alla circolare sospesa, consentendo ad Agea di disporre il blocco dei pagamenti per le domande in corso di validità. Pertanto, dal 2006 al 2013 la pratica del pascolo presso terzi è stata riconosciuta valida mentre, dal 2015 al 2020 la stessa è stata confermata dalla gran parte delle regioni interessate da tale consuetudine (tra queste anche la Calabria, Delibera n° 70 del 06/7/2015), ottenuta a seguito della mobilitazione degli agricoltori sviluppata dall’ANPA –LiberiAgricoltori Calabria e dalla Confcoltivatori. L'unico anno in cui il pascolamento di terzi non è stato riconosciuto, o meglio concesso e poi revocato, è stato il 2014 che è l'anno di riferimento per la formazione dei nuovi titoli PAC 2015-2020.
Dal 6 ottobre 2015 è iniziata la procedura di ricalcolo dei nuovi titoli PAC per il 2015-2020. Considerato che tale ricalcolo avviene in base all’importo percepito nel 2014 e ai terreni dichiarati nell’anno 2015, ne consegue che i pagamenti, richiesti dagli agricoltori sulle superfici a pascolamento di terzi nel 2014, non saranno erogati o saranno recuperati dagli Organismi Pagatori. Cosa ancora più grave, le risorse non pagate agli agricoltori non andranno ad altri agricoltori italiani ma saranno rimandate a Bruxelles, con una perdita di 26 milioni di euro. Così facendo, non si penalizzano solo i truffatori, ma indistintamente agricoltori e allevatori sparsi in tutt’Italia che avevano utilizzato e ancora utilizzano con onestà la pratica del pascolamento conto terzi. Si rammenta ai rappresentanti della politica e delle istituzioni e alle altre Organizzazioni agricole che, in Calabria, il problema del pascolamento di terzi interessa quasi 2.000 aziende e che l’importo che si andrà a perdere è di oltre 4 milioni di euro/anno. Questa triste vicenda comunque vede la corresponsabilità della Pubblica Amministrazione che ha indotto gli allevatori a continuare ad adottare, in buona fede, la succitata pratica. Infatti, gli agricoltori, se fossero stati consapevoli, non avrebbero sicuramente messo a rischio un valore così alto dei pagamenti diretti. Anche i CAA, se avessero avuto le giuste informazioni, avrebbero sconsigliato tale pratica. Questa vicenda vede tutti perdenti. Gli agricoltori in primis per le perdite economiche, poi Agea che ha ingenerato confusione emanando circolari poco chiare e inducendo in errore gli operatori sparsi in tutta Italia, infine, lo Stato italiano che ha fatto ritornare definitivamente a Bruxelles 26 milioni di euro. Per rendere meglio l’idea del danno, ricordiamo che lo stanziamento che il Ministro ha ottenuto dall’U.E. per la crisi del settore latte è pari a 25 milioni di euro. Alla luce di quanto affermato, chiediamo a gran voce che questa vicenda abbia una particolare attenzione politica, allo scopo di trovare una soluzione. Assodato che il 2014 non potrà più essere erogato, a causa della vicenda giudiziaria e che l’Italia ha perso 26 milioni di euro, l’impegno deve concentrarsi sull’assegnazione dei titoli 2015-2020. Il governo nazionale può e deve intervenire. Il Reg. 639/2014 (art. 19), come da tempo suggerisce il prof. Frascarelli, docente dell’università di Perugia, offre la possibilità di invocare le “circostanze eccezionali”. Se un agricoltore è stato interessato da eventi di forza maggiore o da circostanze eccezionali nel corso dell’anno di riferimento (2014), il valore dei titoli può essere calcolato sulla base dell’ultimo anno di riferimento non interessato da eventi di forza maggiore o da circostanze eccezionali. Si evidenzia, infine, che la situazione economica e finanziaria delle imprese, interessate al problema, è veramente grave, tale da provocare inevitabilmente la chiusura definitiva delle attività. Si chiede pertanto un intervento normativo immediato e tale da alleviare questa difficile situazione. Diversamente, hanno affermato Giuseppe Mangone, presidente di ANPA – Liberi Agricoltori e Giorgio Amelio e Giovanbattista Benincasa, ripettivamente presidente nazionale e regionale della Confcoltivatori, metteremo in atto tutte le iniziative di mobilitazione necessarie a livello regionale e nazionale.