CONTRATTI AGRARI IN DEROGA

Uno scippo milionario a danno di agricoltori-affittuari e proprietari

18 Febbraio 2014

ARTICOLO DI Giuseppe Mangone presidente ANPA LiberiAgricoltori Calabria

All’articolo 6 del collegato agricolo alla legge di stabilità, nel titolato: “disposizioni in materia di contratti agrari” nel primo comma si stabilisce: “Ai fini della sottoscrizione dei contratti di affitto di fondo rustico in deroga alle norme vigenti in materia di contratti agrari, si considerano organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale, di cui all’articolo 45 della legge 3 maggio 1982, n. 203, quelle rappresentate direttamente in seno al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Tali organizzazioni, per l’esercizio dell’attività di assistenza alla sottoscrizione, possono avvalersi di società di servizi da esse costituite ed interamente partecipate”. Con queste poche righe, le cosiddette organizzazioni agricole maggiormente rappresentative: Coldiretti, CIA, Copagri e Confagricoltura, con la complicità dei soliti “amici” all’interno dei ministeri, tentano, in sordina, di consumare uno scippo ai danni di coltivatori e proprietari di svariati milioni di euro. Sostanzialmente, le quattro, in contrasto su tutto tranne che nella difesa dei loro interessi di bottega, vogliono accaparrarsi, attraverso le loro apposite società di servizi, l’esclusiva dell’attività di assistenza alla sottoscrizione dei contratti agrari. Ora, posto che in Italia si stipulano diverse centinaia di migliaia di contratti e che il prezzo che lor signori fanno pagare agli affittuari e ai proprietari si aggira mediamente sui 300/400 euro, basta fare la moltiplicazione per avere la dimensione dell’affare. A nulla vale che La legge 203/82, durante i 32 anni trascorsi, ha subito diverse modifiche tra le quali: la dichiarazione di incostituzionalità dell’equo canone e l’annullamento delle commissioni provinciali, per effetto di una sentenza della Corte Costituzionale. In nessun altro settore è previsto che la stipula di un qualsiasi contratto tra due soggetti privati deve obbligatoriamente avvenire con l’assistenza di un’organizzazione sindacale. In agricoltura, invece, si vuole imporre ciò, con l’aggravante di far pagare una salata parcella e con l’obbligo di avvalersi esclusivamente delle società di servizi delle quattro consorelle, perché solo loro fanno parte del CNEL. La pretesa di normare questo assurdo e antidemocratico incastro, tra l’altro lesivo della legge sull’anti trust, offende l’intelligenza, la professionalità e la libertà di tutti quei soggetti che hanno tutti i requisiti per stipulare il contratto che desiderano. Ad esempio, un notaio proprietario e un agronomo affittuario, per stipulare un contratto di fitto terreno, devono obbligatoriamente essere assistiti dall’omino di una delle quattro organizzazioni. Come ANPA – liberiAgricoltori, abbiamo sempre prestato assistenza gratuita ai nostri associati, quando ce l’hanno richiesto. Vorremmo poter continuare a farlo ma, soprattutto, vorremmo che tutti gli agricoltori restassero liberi di rivolgersi a chi desiderano senza assurde imposizioni. Ci auguriamo che il parlamento intervenga per impedire questo vergognoso colpo di mano, salvaguardando la democrazia e libertà dei cittadini.

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