Rappresentanza in Agricoltura

13 gennaio 2014

Articolo di Giuseppe Mangone, presidente ANPA Calabria

La lite tra coldiretti e Confagricoltura di Cosenza sui dati relativi alla rispettiva rappresentanza delle aziende e dei lavoratori agricoli ad esse associati, da cui dipende la rappresentanza delle due organizzazioni in seno agli organi della Camera di Commercio, mi ha stimolato ad impegnarmi in un lavoro di analisi dei dati ufficiali a disposizione per un confronto tra ciò che viene dichiarato e la realtà effettiva dell’agricoltura italiana e della nostra regione. Partiamo da un primo dato. Coldiretti, Confagricoltura e CIA autocertificano, al Ministero del Lavoro, alla data del 31/12/2011 la seguente consistenza associativa: Confagricoltura, 668.200 imprese iscritte, in totale; Coldiretti, 1.229.052; CIA 914.528. La somma da un totale di aziende in Italia pari a 2.811.780. Il censimento ISTAT del 2010 rileva, invece, un totale di aziende agricole e zootecniche attive in Italia pari a 1.620.844. Senza considerare la miriade di altre associazioni, tutte con relativa rappresentanza e senza considerare che tante aziende non aderiscono ad alcuna organizzazione, le sole tre organizzazioni più grandi dichiarano di avere iscritti ben 1.190.936 aziende di fatto inesistenti. Se esaminiamo i dati delle aziende iscritte all’INPS e di quelle che rilasciano delega sindacale, si ha la seguente situazione: al 31/12/2012, all’INPS risultano iscritte in totale tra coltivatori diretti e ditte 358.539 aziende delle quali, circa il 40%, non rilascia delega ad alcuna organizzazione. Coldiretti, Cia e Confagricoltura fanno scaturire una imponente rappresentatività dall'elevato numero di soggetti ad esse associati in quanto, dicono, comprovato dal dato delle deleghe rilasciate all'INPS dalle imprese agricole (diretto coltivatrici e non) per il versamento dei contributi associativi annuali. Secondo i dati forniti dalle tre organizzazioni, Al 31.12.2012 risulterebbero rilasciate a livello nazionale: in favore di Coldiretti, 338.727 deleghe da coltivatori diretti e 91.504 da ditte; in favore di Confagricoltura, 60.703 deleghe da coltivatori diretti e 87.549 da ditte; in favore di CIA, 89.626 deleghe da coltivatori diretti e 41.335 da ditte. Ne consegue che il numero delle aziende che avrebbero rilasciato delega alle sole tre organizzazioni sarebbe 709.444. In questo caso, le aziende dichiarate ma inesistenti sono 350.717. Per quanto riguarda la Calabria, le tre organizzazioni dichiarano di vantare un elevato numero di associati, anche in questo caso comprovato dal numero delle deleghe INPS: in favore della Coldiretti, 4.951 da coltivatori diretti e 9.485 da ditte; in favore della Confagricoltura, 1.510 da coltivatori diretti e 14.313 da ditte; in favore della Cia, 599 da coltivatori diretti e 8.660 da ditte. Anche in Calabria vale il discorso fatto a livello nazionale. Infatti, facendo le dovute somme dei dati di cui sopra, Le tre organizzazioni dichiarano deleghe coltivatori diretti nel numero di 7.060 mentre per le aziende che assumono manodopera dichiarano 32.458 deleghe. Ora, sempre dai dati ufficiali 2010 forniti dall’INPS, in Calabria risultano 4.378 aziende iscritte all’INPS come coltivatori diretti. Le tre ricorrenti dichiarano quindi ben 2.682 deleghe in più del totale delle aziende iscritte a ruolo. Per quanto riguarda le aziende che assumono manodopera l’infondatezza del dato è ancora più evidente. Si tratta di ben 15.033 aziende in più di quelle riportate nei dati ufficiali 2010 (17.425). Una delle giustificazioni a questa assurda situazione tutta italiana è chel’INPS non annulla d’ufficio le deleghe dei deceduti o di coloro che smettono l’attività, certificando un dato non rispondente alla realtà delle cose. Correttezza vorrebbe che, aldilà dell’inadempienza dell’INPS, le organizzazioni dichiarassero la loro rappresentanza in base alle aziende effettive. Una buona dose di verità e trasparenza è assolutamente necessaria per poter ragionare sull’agricoltura vera e non fasulla; per fare emergere il valore di tutte quelle aziende che producono reddito e occupazione, immagine positiva in Italia e nel mondo attraverso commercializzazione delle nostre eccellenze agroalimentari.

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