Ernesto Pucci

Catanzaro, 12 giugno 2011

Dichiarazione di Giuseppe Mangone, presidente regionale ANPA

Ernesto Pucci fu un artificiere intelligente e formidabile, tra i protagonisti principali di quell’esplosione di consenso e di potere della Democrazia cristiana nelle campagne, attraverso l’azione della Coldiretti. Fu uno di quei 100 deputati eletti dalla Coldiretti nella DC negli anni ‘50 dopo l’avvio della riforma agraria. Ernesto Pucci seppe esercitare con grande abilità un ruolo tra la Coldiretti e la DC in maniera tale da garantirne sempre e comunque la reciprocità degli interessi. Proprio grazie a questo ruolo svolto da tanti politici e, contemporaneamente dirigenti della Coldiretti nella DC, lo stesso partito riuscì a mantenere una pressocchè totale egemonia nelle campagne. Un potere che poteva avvalersi di strumenti potentissimi quali i consorzi agrari e la federconsorzi, le casse mutue. Questo potere, tra l’altro, trovava pochissimi ostacoli nel contraltare della sinistra dove restarono divisioni politiche profonde tant’è che per arrivare al primo processo di unificazione si dovette aspettare il 1977 quando, con la costituente contadina, si sciolsero l’UCI (Unione Coltivatori Italiani), la Federmezzadri e l’Alleanza dei Contadini per dare vita alla CIC- Confederazione Italiana Coltivatori. Personalmente ho conosciuto Ernesto Pucci negli anni ’70 e in maniera molto più da vicino negli anni ’80. Il 1984 quando fui eletto presidente regionale della Confcoltivatori, oggi CIA, mi trovai in mezzo a due colossi della rappresentanza agricola calabrese: Ernesto Pucci e Francesco Martucci. Io avevo solo 22 anni ma posso dire di aver ricevuto da entrambi la stessa stima e rispetto che io ho riservato a loro. Con Ernesto Pucci non sono mancati momenti di tensione ma vi è stato un rapporto sempre ancorato a principi solidi di lealtà e correttezza. Di fronte agli interessi generali dell’Agricoltura si riusciva a far prevalere sempre l’unità che sfociava conseguentemente in una manifestazione regionale unitaria. Se penso alla situazione nella quale versa oggi la rappresentanza dell’agricoltura, mi viene di affermare che una bella ripensata sul modo di essere e di agire di uomini e organizzazioni sarebbe veramente necessaria e salutare per tutta l’agricoltura.

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