Rappresentanza in Agricoltura

14 Novembre 2011

ARTICOLO di Giuseppe Mangone, presidente regionale ANPA

La presente riflessione tralascia, volutamente, gli aspetti che riguardano la crisi che investe, ormai da lungo tempo, l’agricoltura per soffermarsi sul tema specifico della rappresentanza professionale e sindacale degli agricoltori, a livello nazionale e regionale. La prima considerazione da fare è che non si arresta il processo di riduzione delle aziende, aumenta la frammentazione della rappresentanza con la nascita di nuove sigle, soltanto il 50% delle aziende iscritte all’inps rilascia delega di rappresentanza alle organizzazioni professionali. La crisi imperversa e l’agricoltura si indebolisce. Questa situazione esprime un grande bisogno di unità d’azione per dare più forza alle proposte e richieste delle organizzazioni professionali e cooperative, per affrontare la competizione mondiale e le difficoltà che il mondo agricolo ha davanti. Invece, il mondo agricolo è diviso. La maggiore organizzazione ritorna sulla strada del collateralismo, rivendica di essere l’unica rappresentante dell’agricoltura mentre, visibilmente, sposta l’asse delle proprie iniziative dagli agricoltori verso i consumatori, rifiuta iniziative comuni. Di fronte a queste scelte che indeboliscono l’azione sindacale degli agricoltori e danneggiano l’intera agricoltura, penso sarebbe necessario: • riprendere la concertazione, come metodo efficace e corretto per regolare il rapporto tra le organizzazioni agricole ed i governi e per superare la dipendenza degli agricoltori dal potere della politica; • istituire un organismo di coordinamento permanente delle organizzazioni professionali e delle associazioni della cooperazione agricola, nella cui sede definire strategie e proposte comuni. Il tema della rappresentanza e dell’unità, inoltre, come giustamente sostiene Alfonso Pascale, studioso di problematiche agricole e voce autorevole dell’agricoltura italiana, deve essere considerato oltre le accezioni tradizionali per comprendere anche ciò che di nuovo è maturato sui territori. ”Negli ultimi 10-15 anni, proprio sui territori, si sono sviluppate nuove forme di attività e di lavoro nell’ambito della multifunzionalità dell’agricoltura: part-time, biologico, agricoltura sociale, imprenditorialità femminile, agrienergie, agriturismo, fattorie didattiche, ecc. Da ciò ne è scaturito un dinamismo e un’attenzione di soggetti già esistenti e di nuove associazioni costituite, verso la funzione della rappresentanza.” Questo insieme di associazioni nei territori generano nuovi rapporti tra produzione, servizi, cittadini consumatori ed esprime un bisogno di rappresentanza per partecipare ai processi di sviluppo locale e concorrere alla definizione delle scelte più generali che riguardano il futuro. In questo contesto, il distretto rurale può essere lo strumento di partenza per sperimentare un nuovo progetto di rappresentanza. Il distretto è la dimensione più idonea per consolidare nuovi rapporti tra produttori e consumatori, attraverso la filiera corta, la vendita diretta nelle aziende e nei mercati comunali. E’ nel territorio che si realizza quel necessario avvicinamento tra produttori e consumatori. I consumatori per scoprire i valori dell’agricoltura: qualità, legame con il territorio, sicurezza alimentare ecc.; gli agricoltori per una più equa remunerazione del loro lavoro. Per queste ragioni l’ANPA è impegnata a sostenere ogni sforzo per promuovere tutte le iniziative possibili: accordi territoriali di filiera, costituzione di reti d’impresa per perseguire obbiettivi comuni, progetti per lo sviluppo di filiere locali, valorizzazione dei prodotti tradizionali. Di fronte a questi scenari, le organizzazioni storiche dovrebbero svolgere un’azione positiva, inclusiva delle esperienze che i tanti, nuovi soggetti che operano sul territorio portano avanti. Esse dovrebbero offrire spazi, attraverso la costituzione di una fitta rete di rapporti e relazioni che però, per essere fruttuosi dovrebbero basarsi sul pieno riconoscimento del valore delle iniziative e delle proposte, al di là della grandezza del soggetto proponente. Coldiretti, in quanto prima organizzazione nazionale, dovrebbe svolgere un ruolo leader della rappresentanza spingendo tutti al confronto per individuare, con il contributo di tutti, le scelte e le proposte più giuste per l’agricoltura, da sostenere all’interno della filiera agroalimentare e sulle quali stanare il potere politico e i governi a tutti i livelli, chiamandoli alle loro responsabilità’, nell’attuale situazione di crisi che investe il settore. Invece, nulla di tutto ciò. Le organizzazioni maggiori restano chiuse nel loro guscio, autoreferenziali, sempre con la bilancia in mano per stabilire il peso altrui, senza accorgersi, della propria anoressia. Con un po’ di fantasia, posso anche capire, visti i numeri della rappresentatività, la Coldiretti. Capisco un poco meno Confagricoltura e Copagri, per niente la CIA; un’organizzazione, quest’ultima, che si dimena in una crisi nazionale iniziata con l’uscita di scena del grande ed indimenticabile Giuseppe Avolio e che, in Calabria, ormai rischia di sfociare in un’implosione di carattere generale. Voglio concludere questa riflessione raccontando quanto è avvenuto nei giorni scorsi in Calabria. Tema in discussione, la richiesta dell’ANPA di essere inclusa tra i soggetti beneficiari delle opportunità previste dalla legge regionale14/89. Premesso che l’ANPA ha documentato di possedere i requisiti previsti dalla legge e cioè: presenza con proprie strutture su tutto il territorio regionale; rappresentatività nazionale, considerato che la stessa fa parte di tutte le filiere agroalimentari e viene invitata dal ministero a tutte le riunioni, insieme alle altre quattro organizzazioni, in uno specifico incontro convocato dal dipartimento agricoltura, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri e CIA si sono opposte con la motivazione che se l’ANPA avesse avuto il riconoscimento richiesto, poi, avrebbe avuto diritto a partecipare ai tavoli agricoli. Questa assurda e retrogada posizione si commenta da sola. Personalmente la sintetizzo con la frase: “L’ARROGANZA E’ L’ULTIMA A MORIRE.” Comunque, stiano “tranquilli” tutti, L’ANPA proseguirà la sua battaglia e la sede del confronto si sposterà nelle sedi dei tribunali competenti.

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